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giovedì 30 ottobre 2008

Across The Qliphoth


Da brava nerd sono qui, davanti al portatile, e mangiando una pizza rifletto. Ultimamente ho notato una cosa. Nella fantasy, come nel metal, ascoltatori/lettori si stanno stancando della solita solfa. Provate ad andare in un metal forum, e a presentarvi dicendo "uè ciao raga so' metallaro, ascolto iron maiden, metallica, slipknot..ci ho il metallo nelle vene!" . Linciaggio assicurato, e a ragione. Un po' come le ragazzine che fanno dichiarazioni tipo "I libri della troisi sn bellissimi lei si ke sa scrivere e Nihal è miticixima, Sennar è fiko!". Qui vi forniamo anche il lanciafiamme.
A ben pensarci però Metallica e iron Maiden qualcosa di carino l'hanno prodotto la Troisi no..
Musica e fantasy non sempre sono paragonabili, perchè la musica arriva a un livello sensoriale diverso da quello intellettuale dei libri. Però i meccanismi commerciali non variano.
C'è qualcosa che è un insulto totale al buonsenso e al buongusto ma potrebbe farci vendere mille mila milioni di euro sebbene oggettivamente di pessima qualità? Bene, lo pubblichiamo!
Chiaramente non sempre è così, possono esserci band relativamente famose che continuano a produrre album eccellenti, vedi Behemoth, band che al di là della fama producono qualcosa comunque di accettabile (pur se peggiore ai loro lavori precedenti), vedi Dimmu Borgir ( sto rischiando il linciaggio), o band che farebbero meglio a ritirarsi, vedi Metallica.
I giudizi rimangono comunque strettamente personali.
Ma tornando al fantasy, autori come la Troisi hanno successo perchè..perchè..boh. Sono di immediata comprensione. Sono facili. Scorrono via. Non invitano alla riflessione, alla ricerca.
Aperta parentesi: anche i film comici, o quelli di bassa lega/d'azione e puro spettacolo allora scorrono via bene. A parte che vi si possono trarre riflessioni anche da quelli ( avete presente gli stupidissimi "vacanze di natale inserire-data-a-piacere"? Sono un ottimo specchio della società dell'anno a cui fanno riferimento.. Non per questo li andrei a vedere al cinema, eh.).Ma questi film nessuno te li presenta come capolavori culturali, a differenza di certi libri della stessa lega.
Un cinema, anche se aumentato, costerà sempre meno di un libro di quel tipo. E lo puoi scaricare e in due ore vederlo. Per i libri ci vuole tempo ( e anche se si possono scaricare, non amo leggere libri a schermo).
L'immediata comprensione forse è un danno? A volte mando frammenti del mio libro, se richiesti, e non tutto viene compreso, magari perchè si tratta solo di un frammento e loro non hanno letto tutte le 2, o 20, o 200 pagine prima. A volte semplicemente non amo svelare tutto.
O lo scrivo in modo diverso, più complesso. Il fascino che proviamo verso qualcosa che non comprendiamo del tutto è ciò che ci fa andare avanti in una lettura, è ciò che amiamo delle cose...
Vi lascio con questa splendida, meravigliosa canzone dei Funeral Mist. O almeno il suo testo.P.S: I Carmina sono in revisione totale, stiamo lavorando per voi! Onde evitare problemi con l'incipit, sono passata alla seconda parte..la prima sarà trattata in seguito.


Across The Qliphoth

Across the qlipha burst and break
Descend into formation ye inverted
Creack and shatter what lieth ye ahead
Pour forth as blind madness to bind the flesh

Piece by piece, come ye forth
Ye angels of ecstasy/demons of revelation
To unmask the innermost face of the world unuttered
To reveal the harloty of JHVH

Across the qliphoth, seek ever higher
Ascend from formation, ye wicked
Sweep and swirl through all seven planes
And enter the highest triade

Piece by piece, come thou forth
Thou slithering worm of duality, divine whore
For said thou not; "I am the Alpha and the Omega"?
And are these not the words of a passionate serpent?

Through the crust, penetrate
Swarm ye as insects into the all-mind
And inspire its sun to shine upon a day, when God and Judas are united

I am thy Anubis, open for thy rebirth in flesh
So uphold firmly through me the renewal of all in one quint
Pentamaximus... The holiest of morals, ye pestilence of existence
Summon for the binding of all... to kill the self of God

Across the qliphoth, incarnate
Manifest into being, ye blessed
Corrupt and scatter what lieth ye ahead
Pour forth to unite us with death
Denepo-re eb ot reven... delaes si elcric ehT

Through the crust, penetrate
Swarm ye as insects into the all-mind
And inspire its sun to shine upon a day, when God and Judas are united...
And together crucified



martedì 14 ottobre 2008

A New Saga Begins

Scusate ma sentivo il bisogno di un titolo così.

Allora...cominciamo con le notizie interessanti.

Ho partecipato a un contest di scrittura su un forum, Writers Arena. Il tema era guerresco-storico, e il mio racconto, ambientato nell'Italia di inizio '500, si è ben qualificato, dato che sono arrivata seconda!Ringrazio i vari manuali di scrittura ( e il Duca per avermeli passati XD ).

Ma bando agli indugi, ecco un paio di link utili.


http://writersarena.forumfree.net/<--- home page del forum





Un giorno conto di imparare a sistemare i link, giuro.





Fighi i draghetti, vero?Comunque, torniamo seri. ( seeeh come no.)
Mi pare che sia giunta l'ora di postare un estratto dal mio libro, perciò ecco qua l'incipit.

Il sole tramontava a ovest facendo risplendere il cielo; come il sangue che sgorga da una ferita, il rosso si spandeva fondendosi con il rosa e l’arancio fino a toccare l’azzurro e l’indaco tendente al blu notte.
Eikha dava le spalle a tale spettacolo, seduta sul bordo di una delle più alte torri cittadine di Armònia. Teneva una gamba incrociata, appoggiandosi sul ginocchio come base di lavoro e l’altra che penzolava sfiorando la superficie di pietra del tetto.
Stava china su di sé, mentre il suo braccio destro si muoveva in modo irregolare, descrivendo grandi arcate in maniera esasperata. Poi sul suo volto comparve un’esclamazione soddisfatta.
-Si!Camicia rammendata!
Esclamò trionfante, levando in alto il braccio come un comandante che annunci alle truppe la vittoria appena ottenuta. Ma in pugno non stringeva una spada, bensì un ago di ferro, con ancora del filo.
Si affrettò a riporlo, insieme al piccolo gomitolo di filo nella scarsella più piccola, formata da un sacchetto in cuoio nero, in cui teneva anche delle silve di bronzo, monete locali.
Poi, tenendo la camicia bianca per le maniche, la mise contro il sole morente per osservare il risultato in controluce.
Effettivamente il rammendo era quasi invisibile, ma un occhio attento avrebbe rivelato che non era stato ricucito con precisione, molti punti erano disuguali, e che non era nemmeno il solo. Ma a lei andava benissimo così. La piegò molto grossolanamente e la infilò nella bisaccia che portava a tracolla, di cuoio anch’essa, ma marrone, attenta a sistemarla sopra al suo ultimo tesoro, che giaceva coperto da un vecchio panno annodato.
Ormai il sole stava scomparendo del tutto dietro la foresta, e i monti lontani.
Meglio così, pensò Eikha, i cui occhi vedevano meglio al buio che con la luce diurna.
Gettò uno sguardo alla città sottostante. Man a mano le vie si svuotavano, e la città accendeva le sue lanterne e fiaccole. La gente tornava a casa, e anche lei doveva farlo.
Si girò e raggiunse la parte opposta del parapetto della torre. Più in basso c’era il tetto di una casa a tra piani, abbastanza alta quindi.
Abbastanza per gli scopi di Eikha.
Controllò che la spada di legno fosse ben fissata alla cintura, richiuse le due fibbie della bisaccia con attenzione e fece un respiro profondo.
Poi saltò. Il suo corpo reagì istintivamente, guidandola in delle precise capriole che la fecero atterrare in piedi proprio sulla trave centrale del tetto spiovente.
Impiegò qualche istante per riacquistare il proprio equilibrio, controllò la bisaccia, ma non parve vi fosse uscito nulla. Aveva per il suo contenuto una cura che si sarebbe detto avesse appena trovato un vero tesoro.
Continuò a camminare con una sicurezza e una sfrontatezza felina sulla trave per poi passare su quella dell’edificio vicino.
Si adattò a varie altezze senza problemi, cercando sempre di non essere vista, grazie alla sua leggerezza e agilità che le permettevano di percorrere quell’insolito sentiero senza cadere o scivolare.
Rapidamente raggiunse una delle vie principali, via San Ilvenn, che segnava idealmente l’inizio del quartiere universitario. Era una delle vie più ampie della città, al punto che vi potevano passare due carri affiancati comodamente. Ed era anche una delle poche ad essere lastricate, insieme naturalmente alla Lungofiume, la strada che percorreva la città tagliandola verticalmente costeggiando il Natael, che poteva intravedere osservando alla sua destra.
Rimaneva sempre il problema di come attraversarla senza scendere dai tetti, un problema che non aveva una soluzione universale. Voleva evitare di essere vista, ma quel dì non fu così fortunata da trovare due carri che passavano in modo da potervi saltare sopra evitando la gente parendo solo un’ombra fugace, abbastanza materiale però da attirarsi le maledizioni e bestemmie dei carrettieri che potevano vederla.
Non vedeva altra alternativa che scendere, quella sera. La strada di fianco alla casa sul cui tetto ora stazionava era provvidenzialmente vuota, eccezion fatta per due figure ammantate che andavano nella direzione opposta.
Scese con un piccolo salto e i suoi stivaletti si posarono sulla terra battuta della via.
Si rese conto solo ora di quanto effettivamente facesse freddo. Non era come sui tetti delle case, riscaldati da focolari e camini.
Si sistemò il mantello cercando di coprirsi il più possibile, cappuccio compreso, per quanto il corno rosso che le cresceva sulla fronte, pur essendo relativamente corto, non si potesse mai nascondere del tutto.
Un refolo d’aria fredda autunnale riuscì a insinuarsi sotto al mantello, e la ragazzina si convinse che avrebbe dovuto anche allacciare il farsetto. Ma non c’era tempo, e si limitò a proseguire. Attraversò la strada, rischiarata solo da poche lanterne, ma si accorse che qualcosa non andava. Poco più in là, all’imboccatura di un vicolo, alcune persone ne avevano circondata un’altra, con intenti evidentemente poco amichevoli.
Stai lontana dai guai, si disse.
Ma era troppo tardi. Aveva riconosciuto la persona in pericolo, e si fece avanti.
-Od, dì ai tuoi di lasciare Nasalt.
-Falce e spiga!
Bestemmiò quello che rispondeva al nome di Od. Un ragazzino di circa sedici anni, vestito di stracci e scalzo, accompagnato da altri ragazzetti della stessa risma. Lui era il più robusto, il più forte, era il capo.
Nettamente diverso era il ragazzo fino a poco fa oggetto delle minacce di quel gruppetto. Eikha lo aiutò a rialzarsi dal fango. C’erano parecchi rivoli di acqua sporca lungo le case, e lo avevano appena fatto cadere in uno di quelli. Come risultato, il povero Nasalt emanava un pessimo odore. Questi, non appena rialzato, recuperò la sua dignità, e anche le candele che gli erano cadute, richiudendole con lo spago. Si guardò la veste da aspirante Storico, ornata da complicati ricami rossi ora insudiciata, e emise un sospiro sconsolato. Eikha strappò di mano a Od la borsa di Nasalt e gliela restituì.
-Ehi! Od cercò di protestare, ma Eikha gli piantò addosso i suoi occhi, uno dorato e l’altro azzurro. L’intensità di quei colori, e soprattutto il loro luccicare al buio, fece indietreggiare il ragazzino.
-Vattene, tornatene nell‘Avello! Gli disse lui a denti stretti.
Lei non rispose, prese Nasalt per un braccio e si incamminò lungo la strada.